Mi piace iniziare con un ricordo della mia infanzia, una testimonianza semplice e personale di come l’intuizione, l’esperienza e la competenza possano fare la differenza. Avevo dodici anni e nel pieno delle mie vacanze mi fu rubata la bicicletta. Un Maresciallo della Stazione dei Carabinieri di Santa Severa, vicino Roma, basandosi solo sulla profonda conoscenza del territorio e su una sommaria descrizione dei fatti, riuscì a ritrovarla in breve tempo. Un episodio che fa riflettere sulla possibilità di risolvere problemi complessi anche senza strumenti tecnologici sofisticati.
Da quell’episodio sono passati molti anni e ancora oggi il fattore umano è centrale. La grande differenza, ai giorni nostri, è data dalla disponibilità di mezzi aggiuntivi, tecnologie che amplificano enormemente queste capacità. L’esempio più lampante è l’High Performance Computing (HPC), che ci permette di affrontare sfide di una complessità inimmaginabile con potenze di calcolo senza precedenti.
Ma cos’è un High Performance Computer?Immaginiamo che l’intelligenza artificiale (AI) sia come un’auto di Formula 1. È potente e veloce e può fare cose straordinarie. Ma per sfruttarne appieno il potenziale ha bisogno di un motore all’altezza. Ecco dove entra in gioco un HPC. Se l’AI è la vettura, l’HPC è il motore ad alte prestazioni che la spinge ai massimi livelli. Allo stesso modo, un HPC ha processori (CPU) e acceleratori (GPU) che elaborano enormi quantità di dati in parallelo, proprio come i cilindri di un motore, lavorando in sinergia per generare velocità. E ancora, così come in un’automobile un motore ad alte prestazioni genera molto calore e ha bisogno di un sistema di raffreddamento efficace per funzionare senza problemi, anche un HPC deve dissipare calore ed essere raffreddato adeguatamente per evitare rallentamenti e guasti. Infine, per l’ottimizzazione delle prestazioni di un’auto da corsa oltre alla potenza ci sono altri fattori da prendere in considerazione: l’aerodinamica e la gestione delle componenti elettroniche.
Analogamente, un HPC utilizza algoritmi avanzati e architetture specifiche per migliorare l’efficienza dell’AI, riducendo il consumo energetico e accelerando il calcolo.
In sintesi, senza un motore potente un’auto da corsa sarebbe solo un bel telaio. Allo stesso modo, senza un HPC, l’AI non potrebbe elaborare i miliardi di dati necessari per “imparare”, prendere decisioni e innovare. Un HPC, quindi, non è solo a supporto dell’AI ma è ciò che la rende realmente veloce, potente ed efficiente.
L’HPC si rivela un elemento imprescindibile per liberare il pieno potenziale di altre tecnologie in molti settori, consentendo di superare i limiti computazionali e di aprire nuove frontiere all’innovazione tecnologica e alla scoperta scientifica. Per tale motivo la diffusione degli HPC, spesso rappresentata con la quantità di potenza di calcolo disponibile per ogni cittadino, è un indicatore strategico della capacità di un paese di investire nel futuro, di promuoverne il progresso scientifico e tecnologico e di garantirne la prosperità economica. Tale capacità di calcolo/pro‑capite varia significativamente a livello globale. Paesi come Stati Uniti e Cina guidano la classifica, grazie ad ingenti investimenti in HPC per ricerca e sviluppo. L’Unione Europea, con numerose iniziative, mira a colmare il divario, ma la distribuzione delle forze al suo interno è disomogenea. L’Italia, con l’HPC Leonardo del CINECA di Bologna e grazie ai significativi investimenti industriali come quelli di HPC6 dell’Eni e di Davinci-1 di Leonardo, si sta affermando come un attore chiave nello sviluppo di queste tecnologie.
Leonardo ha fatto dell’enorme potenza di calcolo del suo supercomputer Davinci-1 un pilastro della propria strategia di innovazione e il motore della trasformazione tecnologica dell’azienda. Entrato in funzione nel 2020, Davinci-1 ha una potenza computazionale di 5 PetaFLOP, pari a 5 milioni di miliardi di operazioni in virgola mobile al secondo e a breve, grazie all’upgrade della macchina, potrà disporre di una potenza di oltre 20 PetaFLOP. La sua architettura innovativa, che unisce supercalcolo e cloud computing, elabora dati complessi ed esegue algoritmi sofisticati, generando modelli predittivi di valore inestimabile. Ma il suo ruolo va oltre, perché Davinci-1 supporta la digitalizzazione dei processi interni e ne preserva il patrimonio di conoscenze, che altrimenti andrebbe perduto, digitalizzando documenti fisici e codificando le competenze intangibili dell’azienda. In altre parole, custodisce e protegge l’impronta digitale HighTech di Leonardo. Inoltre, assicura un “digital continuum” che integra e connette tutti quei domini operativi (terrestre, aereo, marittimo e spaziale) in cui operano le piattaforme di Leonardo.

Davinci-1 abilita applicazioni avanzate in diversi settori chiave. Oltre al già citato ambito dell’AI, la sua potenza di calcolo e la capacità di analisi dei big data aprono nuove frontiere in diverse aree a partire, ad esempio, dal Digital Twin di velivoli ed elicotteri. La creazione di “gemelli digitali” estremamente dettagliati di aerei consente di simularne il comportamento in condizioni reali, di ottimizzarne la progettazione, di testarne nuove configurazioni e prevederne le prestazioni. Ciò si traduce in una maggiore efficienza e sicurezza e in una riduzione dei costi di sviluppo. A questo si aggiunge la capacità di analizzare le enormi quantità di dati prodotti dai sensori degli aeromobili per prevederne guasti e malfunzionamenti. Si passa così dalla manutenzione reattiva a quella predittiva che permette di ridurre significativamente i tempi di fermo macchina.
Davinci-1 consente poi di eseguire, con un livello di dettaglio e precisione senza precedenti, simulazioni fluidodinamiche complesse, fondamentali nella progettazione di aeromobili per ottimizzarne l’aerodinamica e le prestazioni. Infine, la nostra infrastruttura di supercalcolo, elaborando grandi quantità di dati atmosferici e ambientali “catturati” da satelliti e radar, crea modelli meteorologici ad alta risoluzione necessari per elaborare previsioni meteorologiche più accurate e dettagliate. Informazioni preziose per pianificare operazioni di volo, gestire il traffico aereo e mitigare i rischi legati a condizioni meteorologiche avverse.
Questi sono solo alcuni esempi di come un supercomputer permetta ad una grande realtà industriale di accelerare l’innovazione, migliorare l’efficienza e la sicurezza e sviluppare soluzioni all’avanguardia nei settori in cui opera.
Tornando all’aneddoto della bicicletta rubata, dobbiamo renderci conto di come oggi la tecnologia, proprio come allora l’intuizione del Maresciallo dei Carabinieri, rappresenti un asset straordinario per le indagini e la sicurezza, con una capacità immensamente più ampia rispetto al passato. Allora si poteva fare molto con poco.
Oggi si può fare moltissimo grazie all’impiego di strumenti tecnologici di gran lunga più potenti. I supercomputer, come Davinci-1, amplificano enormemente le capacità analitiche, permettendo di esaminare enormi quantità di dati, di scoprire segnali deboli e di individuare pattern nascosti. Questo supporto tecnologico è fondamentale per affrontare scenari criminali complessi, contribuendo a rafforzare così il ruolo fondamentale dell’Arma dei Carabinieri per le esigenze di sicurezza della collettività.
In sintesi, l’HPC non è solo un abilitatore fondamentale della potenza di calcolo, ma una vera e propria risorsa che, proprio come l’intuito di un investigatore esperto, può trasformarsi in un vantaggio strategico fondamentale in un mondo sempre più digitale e complesso.