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Cloud e sovranità digitale: una sfida per la P. A.

  • 18 Giugno 2025
  • Francesco D'Angelo
Digital concept with the flag of Italy on a tech background. Italy in the context of cybersecurity, programming, and digital sovereignty. Symbolic image of site development in Italy.
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Negli ultimi anni, il cloud computing è passato dall’essere un’opzione tecnologica a rappresentare una componente essenziale dell’evoluzione digitale. Non si tratta più soltanto di uno strumento per le imprese private, ma di una leva strategica anche per la Pubblica Amministrazione, chiamata a rispondere con tempestività, efficienza e trasparenza alle esigenze di cittadini e imprese.

La crescente adozione di soluzioni cloud, supportata da investimenti infrastrutturali su larga scala, sta ridisegnando l’architettura tecnologica su cui poggiano i servizi pubblici. Allo stesso tempo, l’affermazione del paradigma del cloud solleva interrogativi cruciali su temi come la sicurezza, la sovranità dei dati e il ruolo delle infrastrutture nazionali.

Il cloud non è solo un termine tecnico o una moda del momento. È un nuovo assetto. Significa avere accesso a potenza di calcolo, spazio per archiviare dati, applicazioni e servizi, tutto attraverso la rete, in tempo reale. Significa flessibilità, velocità, efficienza.

Per una Pubblica Amministrazione, questo può voler dire poter offrire un nuovo servizio digitale in poche settimane, anziché in mesi. Oppure riuscire a gestire i picchi di traffico in occasione di un bando pubblico, una campagna vaccinale o, in ambito di sicurezza nazionale, garantire la continuità operativa dei sistemi in situazioni di emergenza o in risposta a minacce informatiche.

Nel 2024 secondo Gartner, il mercato mondiale dei servizi pubblici cloud ha superato i 679 miliardi di dollari, con una crescita media annua del 20,4%. In Europa, e in particolare in Italia, il trend è simile. Il mercato del Cloud italiano, secondo l’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano, ha registrato nel 2024 una crescita del 24%, rispetto all’anno precedente. È il tasso di incremento più alto degli ultimi sei anni, persino più marcato rispetto al 2020 pandemico.

Entro il 2028, secondo Gartner, il mercato mondiale dei servizi di cloud pubblico raggiungerà i 1.260 miliardi di dollari, con un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 19,7% nel periodo 2023–2028.

Dietro ogni servizio cloud ci sono infrastrutture fisiche, i Data Center: enormi “fabbriche digitali” dove risiedono i server che alimentano le applicazioni, conservano le banche dati e garantiscono la continuità operativa.

Il 2024 è stato l’anno della definitiva presa di coscienza dell’importanza strategica dei Data Center per il nostro Paese. L’Osservatorio Data Center del Politecnico di Milano delinea una fotografia chiara: 5 miliardi di euro sono già stati investiti nel biennio 2023-2024 per la costruzione, l’approntamento e il riempimento di server IT all’interno di nuove infrastrutture sul territorio italiano. E le prospettive sono ancora più promettenti: altri 10,1 miliardi di euro sono previsti tra il 2025 e il 2026, con una crescita del 102%. Inizia inoltre a delinearsi una nuova ondata di investimenti per il periodo successivo al 2026, che potrà ulteriormente alimentare il giro d’affari della filiera infrastrutturale italiana. Non si tratta solo di nuovi edifici o sale server. L’esplosione dell’Intelligenza Artificiale sta ridisegnando il volto stesso dei Data Center: nuovi modelli di server, rack ad alto assorbimento, sistemi avanzati di raffreddamento a liquido, nuovi standard progettuali. Cambia l’architettura, cambia il paradigma. Si passa da centri dati tradizionali a ecosistemi intelligenti e scalabili, pensati per reggere carichi sempre più intensi e rispondere in tempo reale alle esigenze del Paese.

A chi opera nella Pubblica Amministrazione capita sempre più spesso di assistere all’evoluzione dei sistemi informativi attraverso l’adozione di soluzioni cloud all’interno dei Data Center.

La questione della proprietà e del controllo dei dati rappresenta dunque uno dei nodi centrali del processo di digitalizzazione. La Sovranità digitale non è più un concetto astratto, ma un requisito imprescindibile per garantire la piena affidabilità dei servizi pubblici digitali, in settori strategici come Sicurezza, Sanità, Giustizia, Istruzione e Fiscalità.

Secondo il World Economic Forum, la Sovranità digitale si riferisce alla “capacità di detenere il controllo sul proprio destino digitale, ovvero sui dati, sull’hardware e sul software che hai creato e sul quale fai affidamento”. Questo concetto si articola su tre livelli fondamentali: fisico (infrastrutture e hardware), codice (norme e progettazione), dati (proprietà e flussi).

Raggiungere la sovranità digitale significa quindi avere il controllo su tutte queste dimensioni, evitando dipendenze critiche da soggetti esterni e garantendo che l’evoluzione digitale avvenga nel rispetto dell’interesse pubblico e della normativa vigente.

In questo contesto è nato nel 2022 il Polo Strategico Nazionale che rappresenta un unicum a livello europeo: si tratta di un’infrastruttura pensata per rispondere pienamente ai requisiti della sovranità digitale, realizzando un ecosistema cloud indipendente, sicuro e conforme alle normative. Il programma ha infatti l’obiettivo di creare un ecosistema sovrano per il cloud computing, che permetta di abbracciare tecnologie in grado di mettere a disposizione della PA servizi multicloud evoluti, assicurando che i dati sensibili delle Amministrazioni siano custoditi su territorio nazionale, all’interno di infrastrutture certificate e controllate, i Data Center di TIM Enterprise.

Partecipata da TIM, Leonardo, Cassa Depositi e Prestiti (attraverso la controllata CDP Equity) e Sogei, PSN ha come obiettivo proprio la realizzazione e la gestione di un’infrastruttura cloud tecnologicamente innovativa e indipendente, con il fine di garantire la sicurezza e la sostenibilità economica e ambientale nella gestione di dati e applicazioni della Pubblica Amministrazione italiana.

In questo scenario, TIM Enterprise svolge un ruolo chiave, offrendo soluzioni digitali end to end a 360 gradi – connettività avanzata 5G, reti a bassa latenza, Cloud ed Edge Computing, IoT, Intelligenza Artificiale, soluzioni proprietarie di Cybersecurity – per la crescita digitale delle aziende e delle Pubbliche Amministrazioni.  Inoltre, TIM Enterprise dispone della più estesa rete di data center in Italia con i suoi 16 impianti dislocati su tutto il territorio nazionale, ai quali andrà ad aggiungersi entro la fine del 2026 una nuova infrastruttura di ultima generazione nei pressi di Roma. Un investimento da 130 milioni di euro che porterà la capacità complessiva della rete di Data Center TIM a 125 MegaWatt.

Questa evoluzione rappresenta un’opportunità strategica per rendere l’accesso ai servizi digitali un diritto effettivo per tutti i cittadini. Il cloud, in questo contesto, non si limita a essere una soluzione tecnologica, ma si configura come un abilitatore di innovazione e progresso per il futuro del Paese.

Francesco D'Angelo

Head of Central & Local Government Market TIM Enterprise

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