La proliferazione di fenomeni criminosi nel mondo di internet è una chiara dimostrazione di quanto la criminalità, analogamente agli altri fenomeni “umani”, si stia evolvendo attraverso lo sfruttamento delle opportunità offerte dal cyberspazio, oramai asset strategico anche per la criminalità organizzata contemporanea, che adotta oggigiorno nuove e più sofisticate modalità di azione.
L’assenza di confini geografici nel c.d. quinto dominio garantisce ai cyber criminali l’anonimato, nonché maggior rapidità ed economicità delle condotte, determinando la realizzazione di scenari criminosi tali da qualificarsi in termini, per lo meno di rischio, come rilevanti per la sicurezza nazionale.
Il cybercrime rappresenta, infatti, oggi una delle principali fonti di allarme per la tenuta del sistema socio/economico del Paese e delle strutture tecnologiche che ne supportano le funzioni essenziali, che ha registrato nell’ultimo periodo un’ulteriore evoluzione della minaccia, oggi estesa finanche al corretto funzionamento del processo democratico.
L’assunto per cui il cybercrime costituisca una delle principali forme di criminalità è condiviso dalle Polizie di tutto il mondo, non solo per la dimensione economico-finanziaria o dello sfruttamento sessuale dei minori online, particolarmente attrattivi per la criminalità organizzata in considerazione delle ampie prospettive di guadagno, ma anche per gli ambiti dei così detti cyber attacks che oltre a produrre ricavi equiparabili al traffico internazionale di stupefacenti, permettono l’accesso a prezioso know how tecnologico utile per l’attivazione di manovre ostili, nell’interesse di attori statuali.
La situazione italiana non si discosta dal quadro delineato a livello globale: abbiamo registrato infatti un incremento percentuale a tre cifre – rispetto ai dati del 2019, ossia nel periodo precedente la pandemia1 – del numero di attacchi rilevati dal Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche (CNAIPIC) e dai Nuclei Operativi per la Sicurezza Cibernetica (NOSC) territoriali , delle attività di prevenzione in materia di cyberterrorismo e dei reati contro la persona e di pedopornografia.
Un quadro di tale complessità richiede a chi si occupa di sicurezza cibernetica un approccio multilaterale, che riesca a mettere a fattor comune le energie e le missioni istituzionali degli attori coinvolti nei settori posti a presidio della sicurezza del Paese, dalla difesa, alla resilienza, dalla cyber intelligence, all’azione di prevenzione e contrasto del crimine informatico.
Al fine di far fronte allo scenario di allarme descritto, è stata definita l’Architettura nazionale di sicurezza cibernetica, oggi al vertice di complesse ed articolate procedure di infosharig e reazione, sempre più strutturata, con capacità di assumere la più corretta postura a seconda della dimensione assunta dal “fenomeno” minaccia cibernetica.
Il processo che ha portato a questo traguardo ha seguito diversi passaggi, tutti caratterizzati da una forte presenza della componente di law-enforcement, affidata, a norma di legge, alla Specialità “cibernetica” della Polizia di Stato, che muove con questa specifica missione a partire dal 1998 con l’istituzione del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, fino ad approdare oggi nella neo istituita Direzione Centrale per la polizia scientifica e la sicurezza cibernetica, assumendo la denominazione di Servizio Polizia Postale e per la Sicurezza Cibernetica, con nuove ed accresciute competenze.
La capillarità dell’organizzazione territoriale, che realizza a pieno l’esigenza di assicurare la “prossimità” dell’organo di polizia cibernetica, si esprime attraverso il potenziamento e la trasformazione delle precedenti articolazioni periferiche2 nei 18 Centri Operativi per la Sicurezza Cibernetica (COSC), a base regionale, dai quali dipendono 82 Sezioni Operative per la Sicurezza Cibernetica (SOSC) a livello provinciale.
La capacità di una risposta adeguata alle nuove sfide, anche con riguardo all’attualissima tematica dell’Intelligenza Artificiale, non può prescindere da una continua formazione specializzante degli operatori, le cui capacità devono prevedere, non solo skills di livello tecnologico elevato, ma anche competenze di alto profilo investigativo nei vari settori interessati dal crimine informatico, quali, solo per citarne alcuni, quello economico-finanziario, psicologico per la migliore vicinanza alle vittime nell’ambito dei reati contro la persona, geopolitico per la migliore lettura delle dinamiche connesse ad aspetti di cyberwarfare.
Da qui, anche con l’intento di attrarre talenti, che possano poi essere restituiti al Sistema Paese, anche per l’impiego in altri settori, nell’obiettivo comune di perseguire un’opera di sicurezza partecipata e diffusa, la Polizia Postale ha messo in atto varie forme di collaborazione con Atenei e Istituti Tecnici Superiori – ITS per la formazione di operatori di sicurezza cibernetica ed ha raggiunto l’obiettivo di un apposito percorso di carriera di personale tecnico da impiegare nello specifico settore della sicurezza cibernetica, con la pubblicazione di un primo bando di concorso, indetto con decreto del Capo della Polizia – Direttore generale della pubblica sicurezza del 15 febbraio 2024, volto all’assunzione di 177 vice ispettori tecnici del profilo cibernetico.
Il personale così reclutato dovrà essere pronto, e quindi formato, per sostenere le nuove incombenze richieste dalla nuova normativa in materia di attività sotto copertura in rete, nell’attività di raccordo operativo con l’ACN così come delineato dal nuovo DDL Cyber, nel dialogo con le Autorità NIS così come a breve saranno definite dallo schema di decreto legislativo che attuerà la complessa direttiva UE 2022/2555 (NIS 2).
Tale figura quindi non potrà prescindere da forma di contaminazione formativa attingibili dai settori propri della resilienza e dell’intelligence, per essere pronti a dialogare con le altre istituzioni ovvero per poter lavorare in affiancamento, auspicando che anche a livello internazionale si operi per un ravvicinamento delle normative che comporti la migliore attivazione della cooperazione di polizia e giudiziaria.
In breve va costruita una nuova capacità operativa, con competenze proprie di altri mondi della sicurezza, e lo si deve fare sia guardando alla formazione degli operatori sia al framework legale che ne disciplinerà l’impiego, avendo il coraggio di rinnovare la tradizione in schemi nuovi in cui intelligence, resilienza ed investigazione possano trovare equilibri variabili, per scambiarsi informazioni senza scambiarsi i ruoli.
- Tale periodo, infatti, per la particolarità degli eventi che lo hanno contraddistinto, quali prolungati periodi di lockdown, isolamento sociale, massima diffusione nell’utilizzo di dispositivi elettronici, costituisce un unicum difficilmente comparabile dal punto di vista dell’evoluzione statistica. ↩︎
- Compartimenti e Sezioni della Polizia Postale e delle Comunicazioni. ↩︎